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Pubblicato: Martedì, 30 Giugno 2015 13:41
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L'EDITORIALE
Vorrei fidarmi ancora di Renzi ma…..
di Stefano Mantegazza
E' passato appena un anno da quando Renzi, come il suo conterraneo Pier Capponi, ha suonato a stormo le campane del rinnovamento e della rottamazione, per cambiar verso all'Italia prigioniera del declino ed all'Europa rassegnata all'austerità.
Molti italiani, me compreso, gli hanno creduto e dato fiducia, sedotti e convinti da uno scampanio di annunci ed impegni, il cui risuonare pieno di speranze, però, strada facendo si è spento nei mesti rintocchi del tweet di giornata.
Troppi annunci sono andati delusi e troppi impegni sono stati disattesi.
Renzi dice non per sua colpa, e potrebbe essere almeno in parte vero, ma chi governa e promette successi, dell'insuccesso comunque risponde, se non per dolo, almeno per colpa politica grave.
E gli insuccessi di cui rispondere per colpa grave non mancano.
C'è da scegliere tra la vecchia politica per niente rottamata che vive e lotta contro di noi, il malaffare che continua a prosperare sul pubblico denaro ed a braccetto col melmoso sottobosco di affaristi e faccendieri, l'economia che ristagna e le riforme che languono, le tasse che aumentano assieme alle spese, al debito, ai disoccupati.
Anche in Europa, il cambiamento resta un obiettivo. L'Italia di Renzi rimane fuori dalla porta quando la Ue discute con la Grecia anche dei nostri 50 miliardi di euro e tutti fanno orecchie da mercante su una più equa redistribuzione delle decine di migliaia di profughi arrivati, ed ancora in arrivo, sulle nostre coste.
In aggiunta Renzi, però, deve dar conto anche di qualche responsabilità certamente dolosa.
Una per tutte, quella controriforma del lavoro sulla cui copertina andrebbe scritto, meglio se non in inglese, "nuoce gravemente ai diritti dei lavoratori, all'efficienza delle imprese, alla coesione sociale, al futuro dei giovani e del Paese".
Del Jobs Act s'è giustamente detto tutto il male possibile. Nulla di buono si può dire di misure che privano i lavoratori di ogni vera protezione dai licenziamenti illegittimi, che riducono chi lavora a "sorvegliato speciale a distanza", che aggiungono alla precarietà che già c'è, tanti nuovi precari "da voucher". L’elenco è infinito: che dire infatti delle norme che espongono la professionalità del lavoro all'arbitrio del demansionamento, fino alla scelleratezza di concedere alle aziende l'intollerabile licenza di scegliere quale invalido assumere e quale rispedire al mittente?
Roba da Corte dei Diritti dell'Uomo, alla quale non escludiamo di rivolgerci.
Al tirar delle somme di un anno di Governo, Renzi ha poco da meravigliarsi se perde colpi e voti, l’augurio è che non perda anche la testa.
E' vero che il trionfo delle Europee è diventato il mezzo insuccesso delle regionali e, dopo due settimane, l'insuccesso intero dei ballottaggi, che i sondaggi sono impietosi ed i populismi incalzano, che la smagliante immagine pubblica del giovane e deteminato Renzi si è appannata e rischia di incanutire precocemente.
Ma tutto è ancora rimediabile, anzi, tutto deve essere recuperato perché l'Italia in crisi su praticamente ogni fronte, non può permettersi anche una crisi politica che, quando più della metà degli italiani diserta le urne, sarebbe inevitabilmente ad un soffio dal diventare istituzionale.
Esiste però una precondizione.
Renzi deve smetterla di azzannare chiunque non sia a priori d'accordo con lui e di spintonare chiunque non si tolga abbastanza in fretta dalla sua strada. Ha già abbastanza avversari ed oppositori, non ha bisogno di procurarsi altri nemici.
Gli consiglierei, per quanto posso permettermi di dar consigli, di usare il buon senso, invece di tendere i muscoli, di praticare la virtù del venirsi incontro, invece di digrignare i denti, a cominciare proprio dal lavoro, per tante, ottime ragioni.
Innanzitutto perché la sua riforma è sbagliata e dannosa, e quindi correggerla è, più che opportuno, perché l'ostile sussiego finora ostentato nei confronti del sindacato ha cacciato il Governo nel vicolo cieco e politicamente letale della pretesa di riformare il lavoro malgrado i lavoratori e la scuola prescindendo da insegnanti e studenti.
Poi perché il suo "tirar dritto" mal si concilia con le tortuosità degli equilibri parlamentari sotto le cui Forche Caudine alla fine deve pur passare, divincolandosi tra le mille sfumature e le mille contorsioni dei troppi rappresentanti e soprattutto della loro voglia di durare ad ogni costo ed il più possibile.
Infine perché sta per suonare la campanella dell'ultimo giro per un Governo del fare che finora ha fatto poco e per lo più male.
E' tempo che Renzi ed il suo Governo facciano quel che possono per evitare che: 1) la crisi greca, comunque vada a finire, costi all'Italia più di quanto la sua malandata economia può permettersi; 2) l'Europa in debito di solidarietà lasci l'Italia a vedersela da sola con i costi economici, le tensioni sociali, le strumentalizzazioni politiche al seguito dei migranti che non vogliamo respingere e non possiamo accogliere degnamente. Infine, il Governo deve convincere i nostri alleati a fare assieme quanto necessario e sufficiente a spegnere il rullio dei tamburi di guerra che, dall'est ucraino alle coste libiche, si avvicinano sempre più alle nostre frontiere.
Mi auguro sinceramente che Renzi non pensi veramente di poter fare tutto da solo e che non creda veramente sia una perdita di tempo discutere col sindacato del lavoro che manca e dei tanti italiani e stranieri, giovani e meno giovani che vorrebbero lavorare, che veramente possa decidere nel chiuso di Palazzo Chigi e tra pochi intimi delle nuove tasse che lavoratori ed imprese dovrebbero pagare e degli insostenibili costi che la politica rifiuta di ridurre.
Mi sono fidato e vorrei tornare a fidarmi di Renzi, ma a condizione che chi voleva rottamare la Prima Repubblica non finisca per somigliarle.