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Pubblicato: Venerdì, 01 Maggio 2015 00:15
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L'EDITORIALE
1 maggio, festa del lavoro… e della solidarietà
di Stefano Mantegazza
Il 1 maggio scandisce la storia del movimento sindacale fin dal suo apparire nella New York del 1887 e, quattro anni dopo, nella Chicago della rivolta di Haymarket, conclusa dalla condanna a morte per impiccagione di 12 lavoratori, colpevoli di avervi partecipato. La Seconda Internazionale, riunita a Parigi, rese il 1 maggio giornata mondiale del lavoro nel 1889, quando ancora risuonava il rombo delle cannonate scaricate l'anno prima da Bava Beccaris sui lavoratori milanesi in sciopero. Da allora, ogni 1 maggio, abbiamo tutti assieme celebrato le nostre vittorie e riflettuto sulle sconfitte, così come abbiamo condiviso vittorie e sconfitte dei lavoratori e dei sindacati di tutto il mondo. Da allora, in Italia e ovunque, il 1 maggio ricorda al mondo che i lavoratori sono gli artefici e il lavoro è l'anima di ogni progresso, della civile convivenza tra gli uomini, di qualsiasi società libera e giusta.
Oggi, a Pozzallo e a Roma, scriviamo assieme ai lavoratori la nostra parte della storia della Festa del Lavoro: nella Sicilia che il 1 maggio pagò il terribile prezzo di sangue di Portella delle Ginestre e che oggi accoglie coloro che rischiano la vita per sopravvivere a guerre e miseria; nella Roma dove il fascismo vietò per 20 anni di raccogliersi attorno alla Festa del Lavoro e dove, pochi giorni or sono, il Capo dello Stato ha celebrato a nome di tutti noi i nostri 70 anni di libertà riconquistata.
CGIL, CISL e UIL hanno dedicato questo 1 maggio alla solidarietà, che fa la differenza e rimuove le differenze, che allevia le sofferenze e soccorre le debolezze di ognuno e rende tutti più sicuri e più forti, che ricompone le diversità nei comuni interessi dei lavoratori e nelle eguali ragioni del lavoro.
La solidarietà non è soltanto un valore politico e un principio etico, è una risorsa concreta e preziosa, oggi più che mai necessaria all'Italia e all'Europa colpite e ferite dalla più lunga crisi di questo dopoguerra. Ne ha vitale bisogno l'Italia in cui il lavoro manca e dove crescono le diseguaglianze, che abbandona tanti suoi giovani a un futuro senza speranze e lesina le protezioni sociali proprio a chi più ne avrebbe bisogno. Ne ha ancor più bisogno l'Europa erosa dalla tentazione "dell'ognuno per sé" e corrotta dall'austerità indifferente ai suoi costi sociali ed alle sofferenze che impone alle sue vittime, che da troppo tempo propina agli europei l'illusione della crescita senza diritti e la menzogna del rigore che tutto risolve.
La solidarietà è certamente la più salda difesa della parte più debole del lavoro e della società, ma è anche l'arma capace di respingere l'arroganza del potere e di affrontare le avversità delle circostanze. Perché la solidarietà è il contrario degli annunci consolatori e delle promesse rassicuranti che durano lo spazio di un tweet, della politica che tassa e spende per sé stessa e per i tanti catalizzatori clientelari delle sue alchimie, dei "tesoretti" e dei nuovi posti di lavoro che appaiono e scompaiono nel giro di un giorno, della finanza che divora la produzione, crea ricchezza di carta e distrugge la capacità di crearne di vera.
A questo proposito vogliamo dire che consideriamo assolutamente inadeguate le decisioni maturate in Europa sull’emergenza emigratoria dalla Libia. Avere triplicato i fondi a sostegno delle politiche migratorie serve a ben poco a fronte delle scelte strategiche da assumere. L’Europa deve sgominare l’organizzazione criminale che gestisce il traffico di esseri umani, deve intervenire nelle regioni del centro Africa, punto di partenza di questo esodo “biblico”, deve portare in salvo i migranti che tentano di raggiungere le sue coste. Il silenzio registrato su questi temi fondamentali è un altro modo per calpestare la solidarietà che deve essere alla base della convivenza civile di ogni società.
In questo 1 maggio dobbiamo più che mai armarci di solidarietà per respingere l'arroganza di chi pretende di disporre a suo arbitrio dei diritti del lavoro e di manometterne a sua discrezione le tutele, per opporre la forza della solidarietà all'aggressione delle avversità e, quando occorra, la lotta dei lavoratori alle scelte politiche e di Governo che non riavviano lo sviluppo e logorano la coesione sociale.
Oggi è il 1 maggio, un giorno di festa in cui godere la gioia di stare assieme, con l'orgoglio di essere in tanti. Domani, però, sarà il 2 maggio di altro anno difficile, che dovremo affrontare in tanti e tutti assieme, per combattere e battere chi ai lavoratori, da sempre pronti a rimboccarsi le maniche, riesce soltanto a chiedere di tirare sempre più la cinghia.