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Pubblicato: Venerdì, 27 Marzo 2015 07:00
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GIORNO PER GIORNO
Quale crescita ci aspetta?
La crescita, per il poco che c'è e per il di più che si spera, viaggia in Europa e, ci si augura, arriverà in Italia spinta da tre motori, il Q. E. di Draghi, il dollaro forte che indebolisce l'euro, il petrolio a buon mercato.
Il Q. E. durerà fino all'autunno del 2016, il dollaro dovrebbe restare forte rispetto all'euro finché la FED non deciderà altrimenti, probabilmente ancora per qualche non brevissimo tempo.
Quanto al prezzo del petrolio, ogni previsione sfiora il gioco d'azzardo.
Varia al variare, più che della domanda e dell'offerta, delle scelte geo-politiche dell'OPEC, di non sempre prevedibili crisi nei e tra i Paesi produttori, dell'acuirsi o dell'attenuarsi dei conflitti endemici nel tormentato Medio Oriente e nella instabile "area del Golfo".
E varia di parecchio, persino in modi paradossali.
A dollari costanti, cioè al netto delle variazioni del cambio, nel 1998 un barile ne costava poco più di 12, due anni dopo, a domanda ed offerta nel frattempo non di granché cambiate, il prezzo era salito a quasi 39, più del triplo.
Nel 2008, ad inizio crisi, il petrolio costava 105 dollari "costanti", tre anni dopo, a domanda già depressa dalla recessione, per acquistare un barile ce ne volevano 115 e nel 2013, malgrado il prolungato e praticamente globale ristagno della produzione, quel barile ne costava ancora 108.
Poi l'OPEC ha deciso di mettere fuori mercato il costoso "shale oil" americano e, per abbassare il prezzo del barile, ha cominciato a pompare petrolio a tutto spiano, offrendone al mondo ben più di quanto il mondo ne chiedesse.
Oggi, con più di metà economia mondiale ancora in affanno, si comperava il Wti a poco più di 50 dollari a valore corrente ed il Brent a meno di 60.
Durerà? forse. E' certo, però, che il prezzo rapidamente sceso per ragioni assai poco di mercato, potrebbe rapidamente risalire per eguali ed opposte ragioni.