- Dettagli
-
Pubblicato: Martedì, 16 Aprile 2019 10:00
-
Visite: 941
Pesca illegale e lavoro decente
Supermercati inglesi firmano la Carta per la trasparenza di EJF
di Fabrizio De Pascale
Tre grandi catene di supermercati inglesi (Tesco, Sainsbury's e Co-op) che rappresentano oltre la metà delle vendite di generi alimentari nel Regno Unito, hanno sottoscritto, la scorsa settimana, la “Carta per la trasparenza” della organizzazione umanitaria EJF (Environmental Justice Foundation - https://ejfoundation.org/), progettata per garantire che i prodotti ittici venduti nei loro punti vendita siano esenti da attività di pesca illegale e, soprattutto, da violazione dei diritti umani dei pescatori che lavorano a bordo dei pescherecci. EJF è una delle prime associazioni che da diversi anni documenta e denuncia la violazione dei diritti umani nelle attività di pesca illegale.
L’iniziativa è stata accompagnata da una raccolta firme on-line di consumatori, attraverso il sito web di EJF, per invitare altre catene di supermercati a fare lo stesso e, secondo quanto ha dichiarato EJF, sono in corso discussioni positive con altri supermercati e, presto, potrebbero esserci altri sviluppi in tal senso.
“In mare aperto, lontano da ogni controllo” spiega EJF “armatori e comandanti senza scrupoli che praticano la pesca illegale possono agire impunemente”, creando confusione riguardo l’identità della nave (cambiando ad esempio numero di registrazione e bandiera) e, soprattutto, possono sfruttare l’equipaggio che è molto vulnerabile, spesso a causa di un imbarco anch’esso illegale, violando i diritti umani e del lavoro.
Per questo, l’idea di fondo che ha mosso l’iniziativa di EJF è che i supermercati possano rappresentare un anello vitale per garantire trasparenza nella catena di approvvigionamento dei prodotti e possano fare molto per chiedere un cambiamento.
La carta elaborata da EJF contiene delle raccomandazioni dettagliate che i rivenditori possono richiedere ai fornitori per assicurarsi che la loro catena di approvvigionamento non sia “macchiata” da pratiche illegali di pesca o di comportamenti non etici. E questo può avvenire attraverso sistemi di tracciabilità, supportati da valida documentazione o da audit di terze parti.
Nel convegno organizzato a Roma dalla Uila Pesca, lo scorso 14 marzo, nel quale si sono affrontati proprio questi temi, si è parlato di “buone pratiche” che stati e organizzazioni internazionali possono attuare per legare la lotta alla pesca illegale a quella contro lo sfruttamento dei diritti umani e del lavoro a bordo delle navi da pesca ma anche lungo tutta la filiera produttiva. Sicuramente l’iniziativa intrapresa da EJF con tre importanti catene distributive inglesi può essere anch’essa considerata come una “buona pratica” che mira a coinvolgere direttamente i consumatori nella scelta di acquistare prodotti etici.